20/11/2025 strategic-culture.su  6min 🇮🇹 #296801

Cina: l'internazionalizzazione dello yuan-renminbi prosegue

Giacomo Gabellini

Come la Cina sta attuando una politica coerente di abbandono del dollaro americano

Nel 2024, il commercio della Cina con i membri del Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep) ha raggiunto quota 1,67 trilioni di dollari (12 trilioni di yuan) tra gennaio e novembre, con un aumento del 4,4% su base annua. Significativamente, il risultato è stato conseguito a fronte di una crescita tutto sommato modesta (3,6%) del volume dell'export cinese verso i Paesi membri della zona di libero scambio. Segno della tonicità del mercato interno della Repubblica Popolare Cinese, sempre più incline a identificare il Rcep come l'area di principale interesse. Anche in un'ottica di diffusione internazionale dello yuan-renminbi.

Nel 2021, il volume annuo degli swap in valuta locale effettuati complessivamente dalle nazioni aderenti alla Rcep ha raggiunto quota 380 miliardi di dollari, con conseguente incremento dell'impiego dello yuan-renminbi come strumento di regolazione delle transazioni globali. Già nel febbraio 2022, la percentuale dei pagamenti internazionali espletata in valuta cinese era infatti  salita alla quota record del 3,2% sul totale. Come  scrive il «South China Morning Post»: «i cosiddetti currency swap di valuta contribuiscono a rafforzare l'integrazione economica tra la Cina e il suo vicinato, e offrono alla regione un'efficiente rete di sicurezza finanziaria contro gli shock esterni. Si tratta di un'evoluzione naturale poiché il baricentro dell'economia mondiale tende ormai da tempo a spostarsi dal sistema commerciale e finanziario dominato dal dollaro verso l'Asia e le sue nazioni emergenti [...]. Allo stesso tempo, gli swap valutari rivestono una notevole rilevanza per Pechino perché orientano l'Asean verso una generale accettazione della moneta cinese perfettamente funzionale all'"internazionalizzazione dello yuan-renminbi" [...]. Questi sviluppi ridurranno inevitabilmente l'utilizzo del dollaro, indeboliranno la sua egemonia finanziaria e mitigheranno l'impatto della politica monetaria statunitense in Asia [...]. Mentre Washington cerca di inglobare i Paesi dell'Asean nella sua strategia indo-pacifica mirata al contenimento della Cina, Pechino si concentra sugli investimenti e sugli accordi commerciali [...]. A prescindere dalle controversie territoriali e marittime aperte con la Cina, i leader dell'Asean sono perfettamente consapevoli che la chiave per l'accrescimento della ricchezza nazionale e dello sviluppo economico passa necessariamente per il commercio e gli investimenti, non per il tintinnio di sciabole. Di fronte alla scelta tra pane e proiettili presentata rispettivamente da Cina e Stati Uniti, la maggior parte dei leader asiatici adotterà un atteggiamento improntato a un rigoroso pragmatismo».

Sulla scia dello scollegamento delle banche (dapprima) iraniane e (successivamente) russe da Swift imposto dall'Occidente, si è per di più assistito a una graduale valorizzazione di canali pressoché speculari ma paralleli come il System for Transfer of Financial Messages (Spfs) russo, l'Unified Payment Interface (Upi) indiano e, soprattutto, il Cross-Border International Payment System (Cips) cinese, affiancato da Alipay e Tencent. Nel 2024, il Cips ha  processato 8,2 milioni di transazioni per un controvalore di 175,49 trilioni di yuan-renminbi (24,47 trilioni di dollari), con un aumento su base annua rispettivamente del 24,25% e del 42,60%. Oltre la metà dei partecipanti al Cips si trova al di fuori della Cina e copre attività in 185 Paesi, tramite quasi 5.000 istituti bancari. La diffusione internazionale della valuta cinese è stata sostenuta anche dall'accordo  siglato nel tardo inverno del 2023 tra la People's Bank of China e il Banco Central do Brasil, che impegna i contraenti a istituire un sistema di clearing in yuan-renminbi.

Il «Financial Times», dal canto suo, ha  documentato la diffusione sempre più rapida della valuta cinese, rintracciando le origini del fenomeno nell'abuso dello strumento sanzionatorio da parte degli Stati Uniti. Secondo i calcoli del quotidiano britannico, il volume dei prestiti esteri, degli investimenti obbligazionari e dei depositi in yuan-renminbi gestiti da banche cinesi è quadruplicato nell'arco di un quinquennio, raggiungendo quota 3,4 trilioni di yuan-renminbi - pari a circa 480 miliardi di dollari. I dati forniti dall'Amministrazione Statale dei Cambi di Pechino attestano un rapido incremento della quota denominata in yuan-renminbi delle attività esterne a reddito fisso riconducibili al circuito bancario cinese, più che raddoppiate nell'ultimo decennio - superando 1,5 trilioni di dollari. La Bank for International Settlements di Basilea  quantifica in 373 miliardi di dollari in un quadriennio l'incremento del credito bancario estero in yuan-renminbi erogato a favore dei Paesi in via di sviluppo, precisando che «il 2022 ha segnato una svolta, passando dal credito denominato in dollari ed euro a quello denominato in renminbi» per i debitori del cosiddetto "Sud del mondo". Approfittando dei bassi tassi di interesse vigenti in Cina, Paesi come Kenya, Angola ed Etiopia hanno convertito in yuan-renminbi vecchi debiti espressi in dollari. Indonesia e Slovenia, invece, hanno annunciato l'intenzione di emettere obbligazioni denominate in valuta cinese, emulando l'esempio della banca di sviluppo del Kazakistan che ha piazzato un'obbligazione offshore da 2 miliardi di yuan-renminbi a un rendimento del 3,3%. La New Development Bank, l'istituto di credito di riferimento del Brics, ha emesso nel 2025 "Panda Bond" per un controvalore di 7 miliardi di yuan-renminbi, pari al 70% delle emissioni internazionali.

L'affermazione della valuta cinese si riflette nelle statistiche del sistema di pagamenti transfrontalieri Swift, da cui emerge una quadruplicazione nell'arco di un triennio della quota di commercio globale finanziata in yuan-renminbi, giunta a settembre al 7,6% del totale. L'incremento del valore delle transazioni denominate in valuta cinese all'interno del Cips, il sistema di pagamenti transfrontalieri messo a punto da Pechino, ha tuttavia registrato una crescita ancor più rapida e consistente. Nel 2024, il Cips ha  processato 8,2 milioni di transazioni per un controvalore di 175,49 trilioni di yuan-renminbi (24,47 trilioni di dollari), con un aumento su base annua rispettivamente del 24,25% e del 42,60%. Oltre la metà dei partecipanti al Cips si trova al di fuori della Cina e copre attività in 185 Paesi, tramite quasi 5.000 istituti bancari. Nel 2025, il sistema ha registrato transazioni per un controvalore di 40.000 miliardi di yuan-renminbi per trimestre. Segno, evidenzia Bert Hoffman, docente presso l'East Asian Institute della National University of Singapore, di una «migrazione dei pagamenti verso il sistema cinese, che rafforza l'ambizione di Pechino di abbandonare il sistema monetario globale basato sul dollaro in favore di un'architettura multipolare e multivalutaria». I dati pubblicati dalle dogane cinesi mostrano che il volume dell'interscambio della Cina con il resto del mondo liquidato ogni mese in valuta locale supera regolarmente il trilione di yuan-renminbi, divenuta ormai la seconda moneta maggiormente impiegata nel commercio internazionale dopo il dollaro.

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