
Margherita Furlan
Le sanzioni illegali dell'UE contro la Russia e non solo mostrano il vero doppio standard su cui si basa oggi la politica dell'UE.
Secondo i dati più recenti disponibili ad oggi, il Venezuela detiene le maggiori riserve di petrolio al mondo, con circa 299-303 miliardi di barili, superando Paesi come l'Arabia Saudita (circa 266 miliardi), e l'Iran (intorno ai 157-209 miliardi). Queste stime possono variare leggermente a seconda delle metodologie utilizzate (ad esempio, l'inclusione delle sabbie bituminose), ma il Venezuela rimane consistentemente al primo posto nella classifica della disponibilità di oro nero, grazie al bacino dell'Orinoco. Il totale globale delle riserve petrolifere controllate dai BRICS è invece di circa 1.720 miliardi di barili, il 41,6% delle riserve mondiali (secondo l'OPEC la percentuale è più alta, toccando circa il 46%). Ecco perchè Donald Trump ha ordinato un "blocco totale e completo" su tutte le petroliere che entrano o escono dal Venezuela, mentre l'obiettivo dichiarato è aumentare la pressione economica su Maduro e il suo governo, accusato di essere "un'organizzazione terroristica straniera", di "furto di assetti [statunitensi], contrabbando di droghe e traffico di esseri umani". Il Vice Capo di Stato Maggiore della Casa Bianca per le Politiche scrive su X: "Il sudore, l'ingegnosità e il lavoro americani hanno creato l'industria petrolifera in Venezuela. La sua espropriazione tirannica è stata il più grande furto registrato di ricchezza e proprietà americane. Questi beni saccheggiati sono stati poi utilizzati per finanziare il terrorismo e inondare le nostre strade di assassini, mercenari e droghe." Trump ha dunque annunciato la trasformazione del cerchio di fuoco costruito nel Mar dei Caraibi meridionali in un blocco navale "totale e completo", con navi da guerra, una portaerei e 15mila soldati USA dispiegati al largo delle coste. È atteso un discorso di Trump alla nazione stanotte, alle 21:00 ET (le 3:00 del mattino in Italia), trasmesso in diretta dalla Casa Bianca. Se guerra sarà, sarà ancora una volta per mantenere il controllo sulle risorse energetiche, che consegnano nelle mani di pochi l'egemonia del mondo.
D'altronde anche il conflitto ucraino si fonda sulle stesse regioni di predominio. Il Regolamento UE n. 833/2014 del Consiglio, adottato il 31 luglio 2014 e consolidato all'ultima versione disponibile al 24 ottobre 2025 (CELEX: 02014R0833-20251024), stabilisce misure restrittive nei confronti della Federazione Russa. Il regolamento impone sanzioni economiche e commerciali mirate in primis per ridurre i ricavi russi da settori chiave come energia (petrolio, gas, prodotti petroliferi) e metalli, congelando così anche beni di individui, entità e organizzazioni.
Il regolamento ha applicazione extraterritoriale e prevale sul diritto nazionale ed è stato aggiornato dal più recente pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, adottato il 15 dicembre 2025 dal Consiglio dell'Unione Europea (Decisione (PESC) 2025/2572).
Con esso sono stati sanzionati 48 persone fisiche e 35 entità o associazioni (aziende, organizzazioni o istituti, ad esempio società del complesso militare-industriale russo, banche o entità che aiutano a eludere sanzioni precedenti) con il congelamento dei beni (non possono essere utilizzati, trasferiti o venduti), divieto di viaggio (è vietato l'ingresso o il transito nel territorio UE), divieto di fornitura di fondi o risorse (è proibito fornire assistenza economica o tecnica).
Tra le persone sanzionate anche Jacques Baud, ex colonnello capo di Stato Maggiore ed ex agente dei servizi segreti svizzeri, esperto di armi chimiche e nucleari, ex capo delle operazioni di mantenimento della pace alle Nazioni Unite. Baud è anche autore di diversi libri e articoli sul conflitto in Ucraina, sulla Russia e su temi di intelligence. È noto per le sue analisi critiche verso la NATO, l'Occidente e l'Ucraina.
Secondo la decisione ufficiale dell'UE, Baud è sanzionato per il suo ruolo in azioni di "manipolazione dell'informazione e interferenza" che minano la stabilità e la sicurezza dell'Ucraina. Ecco il testo completo della motivazione (Statement of Reasons) dall'allegato della Decisione (PESC) 2025/2572:
"Jacques Baud, ex colonnello dell'esercito svizzero e analista strategico, è un ospite regolare in programmi televisivi e radiofonici pro-russi. Agisce come portavoce della propaganda pro-russa e diffonde teorie del complotto, ad esempio accusando l'Ucraina di aver orchestrato la propria invasione per unirsi alla NATO. Pertanto, Jacques Baud è responsabile dell'attuazione o del sostegno di azioni o politiche attribuibili al Governo della Federazione Russa che minano o minacciano la stabilità o la sicurezza in un paese terzo (Ucraina) impegnandosi nell'uso di manipolazione e interferenza dell'informazione". In sintesi Bruxelles ritiene Baud responsabile di minacce ibride contro l'Ucraina e la sicurezza euro-atlantica. Queste sanzioni non richiedono un processo giudiziario formale; sono misure amministrative basate su valutazioni del Consiglio UE, e possono essere contestate solo presso la Corte di Giustizia dell'UE. Baud è il primo cittadino svizzero sanzionato in questo contesto, e la Svizzera (non membro UE) non ha adottato automaticamente queste misure, ma potrebbe cooperare su aspetti finanziari.
Il caso Baud non è solo su un individuo. È un test di quanto siamo disposti a sacrificare della nostra libertà in nome della sicurezza.
Perchè le sanzioni contro di lui rappresentano un caso senza precedenti: un esperto militare e di intelligence viene punito non per azioni concrete, ma per analisi e opinioni considerate contrarie agli interessi euro-atlantici. Ma se un esperto riconosciuto può essere sanzionato:
Quanti altri analisti autocensureranno le loro opinioni?
Quanti giornalisti eviteranno domande scomode?
Quanti accademici rinunceranno a ricerche "controverse"?
Inoltre, Baud è svizzero, Paese neutrale. Se nemmeno la nazionalità svizzera protegge dal prendere posizioni autonome, chi è al sicuro ? Non serve più essere una spia o un sabotatore. Basta:
Fare domande "sbagliate";
Citare fonti "problematiche";
Proporre soluzioni diplomatiche invece che militari.
Queste le Implicazioni concrete:
Per i giornalisti:
Intervistare fonti russe = collaborazionismo?
Riportare versioni non occidentali = propaganda?
Criticare invio armi = minare la sicurezza?
Per gli accademici:
Studiare prospettive russe = fiancheggiamento?
Analizzare errori NATO = tradimento?
Proporre negoziati = disfattismo?
Per i cittadini comuni
Condividere analisi alternative sui social = diffusione disinformazione?
Partecipare a manifestazioni pacifiste = essere agenti d'influenza?
Esprimere dubbi sulla guerra = essere complici del nemico?
Anche il dibattito civile è dunque diventato campo di battaglia, dove il dissenso è trattato come nemico. La domanda è: possiamo vincere una guerra per la democrazia usando metodi non democratici?