17/09/2025 strategic-culture.su  7min 🇮🇹 #290723

Intellettuali della sinistra italiana al servizio delle guerre della Nato

Davide Rossi

Come i sostenitori del globalismo cercano di screditare la Russia e la Cina: analisi di Davide Rossi

Luigi Manconi forse fuori d'Italia non è conosciuto, ma nella penisola è risaputo che sia stato a lungo deputato e senatore, prima degli ecologisti e poi del Partito Democratico, ugualmente noto che sia il coniuge di una delle figlie dello storico segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer.

Dovrebbe dunque essere una persona capace di cogliere i mutamenti storici del tempo presente, l'avvento di un nuovo mondo multipolare e di pace promosso da Cina Popolare e Federazione Russa in un largo consenso che abbraccia sempre più nazioni di Africa, Asia e America Latina nella costruzione di quella che a tutti gli effetti è oramai la Maggioranza Globale.

Invece è il perfetto esempio di quegli intellettuali di sinistra che si sono dimenticati le battaglie contro la NATO della loro giovinezza, tra cui ad esempio quella per il Vietnam di Ho Chi Min, e oggi sono diventati i cantori di un conflitto mondiale contro il nuovo ordine multipolare.

A commento della parata di Pechino che ha celebrato la Vittoria antifascista contro l'imperialismo nipponico nel 1945, in data 4 settembre 2025 sul noto quotidiano atlantista italiano "La Repubblica", ha scritto un editoriale dal titolo: "Piazza Tienanmen, vecchi simboli per nuovi imperi", già partendo male, perché se avesse letto il documento sottoscritto il 1° settembre 2025, ovvero due giorni prima, dai membri dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai avrebbe trovato parole di cooperazione e collaborazione, la proposta di un cammino condiviso per un'umanità di pace, non certo progetti imperialisti e violenti che abitano solo dalle parte del Comando Generale della NATO.

Tuttavia la lettura dell'articolo peggiora e di molto il già iniziale travisamento.

Ovviamente tutto il testo è viziato, come in tutta la stampa occidentale, dall'attribuzione a Donald Trump della nascita del mondo multipolare, per ignoranza o per servilismo al potere democratico statunitense e alla sua finanza speculativa, Manconi insomma fa finta di non sapere che Vladimir Putin e Xi Jinping da oltre un decennio costruiscono, con la pazienza di chi è capace di guardare al mondo con una visione della politica capace di futuro e di trasformarsi in storia, l'architettura di un nuovo ordine mondiale multipolare, tanto che una parte rilevante degli storici planetari ritiene che il 2012 sia stato l'anno in cui si è chiuso il secolo statunitense (1945 - 2012) e si sia aperto quello del multipolarismo.

L'articolista vede nella parata di Pechino e nel progetto multipolare qualcosa di "temibile perché fondato sull'alleanza tra più despoti", non dunque politici scelti dai loro cittadini e con un consenso certo superiore di quello raccolto da Macron o dalla signora Von der Leyen, nella ridicola narrazione atlantista infatti i capi di stato antagonisti della NATO diventano immediatamente "temibili deposti".

Poi il corsivista con il solito astio anticinese e una quantità spropositata di parole mielose non ricorda che in piazza Tienanmen è nata la Repubblica Popolare il 1° ottobre 1949 e si sono realizzati altri straordinari avvenimenti condivisi e partecipati dalla stragrande maggioranza del popolo di quella nazione, rammemora piuttosto i fatti del 1989, quello che per molti aspetti potremmo definire il primo tentativo, fortunatamente fallito, di "rivoluzione colorata" orchestrata dall'Occidente a danno dei suoi avversari.

Ecco allora che la parata diventa la manifestazione di un nuovo "impero", per rendere più solenne la baggianata ecco che risale fino agli albori della civilizzazione umana: "Già tra i Sumeri e gli antichi Egizi la rappresentazione degli apparati militari e delle armi solennizzava la crescita della potenza di quei popoli. Millenni dopo le falangi di Sparta e di Atene realizzavano manovre militari in occasione di grandi feste religiose e alla vigilia di importanti spedizioni belliche. Ma fu con lo sviluppo dell'impero romano che la parata militare assunse un ruolo assai significativo nel sistema iconografico e simbolico destinato a rinnovare e a glorificare il potere guerriero. I trionfi per le strade di Roma celebravano il comandante vittorioso e le sue legioni."

Non pago di tanta retorica da quattro soldi, ecco che Manconi si lancia nella stanca e ripetuta affermazione secondo cui tutto ciò che non è liberal - democrazia sarebbe dittatura, il solito minestrone stomachevole che mette la Russia sovietica sullo stesso piano del nazismo e del fascismo, ovviamente dimenticando che per sconfiggere Hitler e Mussolini ben ventisette milioni di sovietici sono caduti per la nostra libertà, ancor più ridicolo il paragonare le dittature fasciste del XX secolo con le nazioni multipolari del XXI secolo, ecco purtroppo le sue parole: "È da quel canone marziale e da quei rituali simbolici che è derivato il ricorso alla parata militare da parte di tutte le dittature del '900 e del secolo successivo. La parata militare non solo come espressione di forza bellica ed economica, ma proprio come dichiarazione superba della nietzschiana volontà di potenza. Ovvero la capacità di esercitare il dominio e di espandere i confini, di porre fine al caos e di garantire l'ordine, di esprimere egemonia e leadership. Questa è stata la funzione sociale e, direi, culturale delle sfilate militari e delle esibizioni marziali nel corso di tutti i regimi fascisti del secolo scorso, così come nei sistemi totalitari del mondo sovietico. Oggi lo è in Russia, nella Corea del Nord e in altri regimi autoritari dell'Asia e dell'Africa." Ci sarebbe poi da chiedere all'articolista perché l'ordine e la capacità di leaderschip rappresenterebbero un problema e un difetto, ma forse dobbiamo accettare che nelle democrazie liquide e liberal il potere debba essere avocato da oscuri circoli ristretti di affaristi, così che nella società debbano dominare il caos e la confusione.

In un momento di resipiscenza, Manconi capisce che la Russia e la Cina intendono rappresentare una "forza morale e spirituale, di innovazione scientifica e tecnologica, di rinnovamento generazionale e di quella giovinezza del mondo a cui alludeva Giacomo Leopardi", ma subito deraglia, bollando tutto questo, che è la vera sostanza del progetto sotteso al nuovo ordine mondiale multipolare, come "sovrastruttura di un sistema imperiale", non pago di cercare parole strampalate per definire il futuro che avanza, ecco che prende a prestito il concetto de "l'asse del disordine, secondo la definizione di Richard Fontaine e Andrea Kendall-Taylor", altri due che passeranno alla storia per una stupidaggine di successo, al pari di quel Francis Fukuyama che ha maldestramente quanto ridicolmente teorizzato un trentennio fa la fine della storia.

Nel prosieguo dell'articolo ecco ancora i capi di stato apostrofati come "dittatori", le armi transitate nella piazza pechinese che diventano "un arsenale imponente e minaccioso quale altri mai". Le bombe della NATO messe in mano da tre anni agli ucraini probabilmente nell'immaginario di Manconi son fiorellini.

La chiusa è pirotecnica fino al ridicolo, intanto immagina che "se a Donald Trump non venisse assegnato quel Nobel per la pace da lui agognato, resta sempre la possibilità di onorarlo con un più modesto ma comunque gratificante Premio Putin", poi se la prende con grandi figure del passato che hanno vinto il Premio Stalin per la Pace, fingendo di dimenticare che agli albori degli anni '50 del passato secolo sono stati gli Stati Uniti a bombardare e distruggere la Corea Popolare, non i sovietici.

Il piccolo Manconi pensa così di irridere alcuni grandi del passato che quel premio l'hanno vinto e cita lo scrittore francese Louis Aragon, il pittore spagnolo Pablo Picasso, il grande attivista italiano Danilo Dolci e il dirigente del Partito Socialista Italiano Pietro Nenni. Tutti marxisti certo, per mia parte sento di aggiungere un'altra vincitrice del Premio Stalin, anche lei marxista, la grande romanziera tedesca Anna Seghers e l'elenco illustre potrebbe continuare per pagine e pagine.

Manconi dimentica che erano soprattutto cittadini del mondo, persone con la schiena dritta, nemici dell'imperialismo, della NATO, della violenza predatrice di un Occidente che aveva tradito la sua storia, erano donne e uomini capaci di un'umanità che purtroppo a Luigi Manconi, spiace constatarlo, manca irreparabilmente.

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