10/12/2025 strategic-culture.su  7min 🇮🇹 #298604

Si aprono le porte dell'Eurasia: libera circolazione dalla Russia europea sino all'estremo oriente nell'ambito degli accordi politici tra le maggiori potenze del Brics

Daniele Lanza

Mentre l'Europa cerca di isolarsi dalla Russia, si avvicina alla Cina abolendo i visti turistici.

Risale a pochi giorni orsono la notizia secondo cui il presidente Vladimir Putin ha firmato il documento che implica l'esenzione dal visto d'ingresso per svariate categorie di viaggiatori dalla Cina verso la Russia e l'opposto. Questo fa seguito ad un'analoga misura del governo cinese a vantaggio dei cittadini russi in viaggio verso la Cina naturalmente ed è parte di un esperimento di durata annuale, previsto sino al settembre del 2026 (poi con tutta probabilità sarà esteso a tempo indeterminato) finalizzato a permettere ogni tipo di spostamento tra Russia e Cina: per un viaggiatore russo sarà possibile sostare in Cina fino a 30 giorni senza bisogno di visto di ingresso e viceversa. Ciò sortirebbe il risultato di implementare la parziale apertura in tale senso già vigente da alcuni anni, ma limitata finora a viaggi di gruppo (comitive turistiche organizzate sotto agenzia).

Si tratta di una piccola e grande rivoluzione nella mobilità tra Europa ed Asia che renderebbe accessibile l'estremo oriente aprendo le porte ad una nazione-continente come la CINA e le sue immense ricchezze culturali: pianificare viaggi autonomi in luoghi poco battuti dal turismo convenzionale come catene montuose costellate di templi Tao e buddisti, resort marittimi ai bordi del sud-est asiatico, sciistici in Manciuria e metropoli globali lungo le coste. Per non parlare poi del transito di tipo accademico e scientifico: i numerosi stage che ricercatori e studiosi potranno fare nei rispettivi paesi, facilitati adesso da una legislazione di ingresso assai più favorevole di prima, cui fa inevitabilmente seguito un incremento della condivisione tecnologica e quindi delle relazioni commerciali che sono il punto più nevralgico di tutto. Sicuramente arduo stimare a priori quale sarà l'impatto economico della riforma che sta venendo attuata: le opportunità di business nei settori emergenti e sensibili (a partire dall'energia) sono vaste ed imponderabili. Non esiste dubbio che occorre soffermarsi con estrema attenzione sulla misura che si sta varando poichè rappresenta un tassello di quel grande percorso di integrazione economica tra Europa ed Asia, concretamente incarnate in questo contesto dal gigante russo e quello cinese. Per l'appunto la partnership strategica sino-russa ("senza confini" come è stata definita dal presidente Putin) procede passo dopo passo e la novità di questi ultimi giorni può dirsi una delle sue molteplici espressioni tangibili ovvero che riguardano la vita di ognuno senza nemmeno attendere il lungo termine. Riformare ed attenuare gradualmente il regime di visti significa infatti un processo di avvicinamento a tutti i livelli immaginabili, dal momento che coinvolge - come sottolineato - tanto il singolo turista quanto l'uomo d'affari di passaggio o lo studente: una piccola rivoluzione che dal piano meramente ricreativo arriva a quello economico e strategico.

Il presidente di Russia quanto il presidente Li Quiang hanno dichiarato di promuovere il processo in corso come qualcosa di vitale per il reciproco interesse: risulta infatti logico come i due paesi siano complementari l'un l'altro in questo frangente, facilitando di molto la comunicazione e il congiungimento del vastissimo mercato cinese con le inesauribili risorse naturali del continente russo. Volendo appronfondire, allora lungo sarebbe l'elenco degli specifici settori di interesse: si va dall'energia verde alla rivoluzione digitale fino all'intelligenza artificiale, aree di ricerca sulle quali Cina e Russia già da tempo hanno allineato i rispettivi sforzi. In particolare il settore dell'intelligenza artificiale è destinato a influenzare le future collaborazioni più di qualsiasi altro e darà vita a prodotti d'avanguardia e iniziative di ricerca comuni, capaci di ridefinire l'intero campo nella generazione a venire. Alla base di questo sviluppo, una solida piattaforma comune rappresentata dall'avvicinamento tra il sistema universitario dei due stati (percorsi accademici e titoli di studio comuni) con tutto lo scambio di conoscenze e di intelligenze che questo porta con sè.

Insomma in parole altre siamo di fronte al primo atto di un trend di mutamento di lungo termine e profondità dell'equilibrio globale che parte dalla cosa più semplice come la libertà di spostamento: un segnale molto concreto del livello di fiducia instauratosi tra le due potenze, del loro livello futuro di cooperazione e degli interessi comuni che li animano e che ruotano su una visione condivisa della prosperità economica e della stabilità globale. Una tipologia di stabilità chiaramente alternativa al sistema unipolare occidentale e quindi orientata verso un modello multipolare che rivoluzioni l'ordine stabilito su scala planetaria. D'altro canto la vistosa evoluzione della partnership sino-russa non esaurisce nemmeno il discorso: a quanto sembra analoghi accordi sono stati presi da Mosca anche nei confronti di altri paesi dell'oriente vicino e lontano. Ne è un esempio l'intesa raggiunta tra Russia e Arabia Saudita: per la precisione il vice primo ministro russo Alexander Novak e il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud in occasione del Forum economico russo-saudita hanno firmato l'accordo in base al quale già a partire dall'anno 2026 non sarà più necessario il visto di ingresso - sino a 3 mesi di permanenza - per i cittadini russi che vogliano visitare o attraversare l'Arabia Saudita e viceversa. Un passo notevole considerando che l'iniziativa non è usuale per un paese come la monarchia saudita i cui confini erano sostanzialmente chiusi fino a un 5 anni fa (non semplice ottenere un visto per qualsivoglia ragione): come per il caso cinese, l'instaurarsi di una partnership economica e tecnologica di ampio respiro con un paese come la Russia darebbe vita a sviluppi di inedita profondità per lo stato saudita, mettendolo in comunicazione con un grande partner alle cui risorse avrebbe accesso per potenziare la propria economia. Non a caso anche altri paesi confinanti hanno deciso di unirsi all'iniziativa ossia si è verificata l'adesione di Emirati Arabi (già membri dei Brics) oltre che di Bahrain e Qatar i quali hanno sottoscritto assieme l'accordo il primo di dicembre appena passato (e vanno ad aggiungersi alla Giordania il cui accordo con Mosca firmato mesi orsono entra in vigore verso la metà del mese). Un trend eccezionalmente favorevole si può dire, che nella prospettiva di Mosca significherebbe un'occasione rara per inserirsi in un'area nevralgica del medio oriente (assieme al vicino Iran, già membro del Brics a pieno titolo da quasi 2 anni), consolidando dunque la propria presenza in un settore assolutamente vitale dal punto di vista geostrategico. Infine, per chiudere il capitolo, abbiamo ancora il caso del Myanmar col quale è stato firmato la medesima misura in merito ai visti di ingresso il mese scorso - dopo che tale stato ne aveva siglata una con la Cina tra l'altro - e quindi della Malaysia.

Insomma, la verità è che è decisamente complicato esprimere oggi una valutazione globale sui processi in corso: troppo vasto e multisfaccettato lo sviluppo che sta portando ad un'integrazione del continente asiatico indipendente rispetto alle potenze tradizionali dell'occidente multipolare. Di certo quelli cui si assiste non sono che i primi passi di un lunghissimo sentiero - di durata multigenerazionale - che nel corso del secolo XXI vedrà il graduale emergere di un grande spazio transcontinentale a cavallo tra Europa ed Asia, capace di mettere in comunicazione aree geografiche che appaiono lontane tra loro, collegandole: le petrolmonarchie del Golfo alle le provincie costiere cinesi per esempio così come la fascia artica della Russia e gli angoli del sud-est asiatico.

Il solo pensiero è suggestivo e suggerisce una nuova forma di sviluppo per il secolo in corso che vede la grande sagoma dell'Eurasia profilarsi all'orizzonte: è chiaro che è di qualcosa di portata storica che si parla, un graduale cammino - probabilmente non a misura d'uomo cronologicamente parlando - che conduce verso una forma differente di civiltà (economica e sociale) i cui esiti ultimi possono soltanto essere immaginati per adesso.

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