Giulio Chinappi
In concomitanza con l'80° anniversario della Seconda Guerra Mondiale, Xi Jinping visita Mosca per partecipare alle celebrazioni della Vittoria della Grande Guerra Patriottica, riaffermando l'alleanza con la Russia e l'urgente necessità di custodire una memoria storica corretta, condivisa e multilaterale.
Negli scorsi giorni, il presidente cinese Xi Jinping si è recato in visita di Stato in Russia per partecipare alle solenni celebrazioni dell'80° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica. Come riportato dai media ufficiali cinesi, per Pechino l'occasione ha assunto un valore ben più che cerimoniale: essa si è trasformata in un momento di riaffermazione della necessità di preservare una corretta memoria storica del conflitto mondiale e di valorizzare il ruolo centrale che, accanto all'Unione Sovietica, la Cina ha svolto nel porre termine al nazifascismo.
Su invito del presidente Vladimir Putin, Xi ha guidato la delegazione cinese a Mosca dal 7 al 10 maggio, in un contesto internazionale segnato da crescenti tensioni geopolitiche e derive revisioniste della storia. Nonostante questo, la Cina e la Russia hanno dimostrato di essere in grado di costruire relazioni positive tra due grandi potenze, fornendo un esempio concreto all'intera comunità internazionale. Come ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, "con visione storica e prospettiva strategica", i due presidenti hanno portato avanti relazioni bilaterali improntate a "buon vicinato e amicizia duratura, coordinazione strategica completa e mutuo vantaggio, cooperazione win-win".
In questa importante ricorrenza, e di fronte a un ordine internazionale sottoposto a instabilità e frammentazione, Cina e Russia hanno inteso testimoniare come la memoria della Seconda Guerra Mondiale sia imprescindibile non soltanto per onorare le vittime del conflitto, ma anche per difendere i fondamenti della cooperazione multilaterale e del modello delle relazioni internazionali fondato nel 1945 con la nascita delle Nazioni Unite.
La guerra mondiale è stata il più vasto scontro su scala globale, ma soprattutto il confronto più drammatico della storia umana in termini di vittime. Cina e Unione Sovietica, teatri principali rispettivamente in Asia e in Europa, pagarono un tributo di sangue senza pari: decine di milioni di morti, perdite civili e militari che superano ogni stima, città rase al suolo e società intere travolte dal conflitto. Solo comprendendo appieno l'entità di tale sacrificio, respingendo ogni forma di revisionismo che tende a sminuire il ruolo dei sovietici e dei cinesi nella sconfitta del nazifascismo, è possibile apprezzare il valore della vittoria.
Per l'Unione Sovietica, la lotta iniziata con l'aggressione tedesca che passa sotto il nome di Operazione Barbarossa nel 1941 si concluse con battaglie decisive come quella di Stalingrado (1942-43) e l'offensiva finale su Berlino nel 1945. Il coraggio dei soldati sovietici e la capacità di mobilitare risorse umane e materiali, sotto la leadership incrollabile di Stalin, si rivelarono determinanti per spezzare l'asse nazista.
Sul fronte asiatico, i cinesi resistettero all'invasione giapponese fin dal 1937, in un conflitto durato otto anni e noto in Cina come Guerra di Resistenza contro l'Aggressione Giapponese. La controffensiva cinese, il sacrificio di milioni di combattenti e civili non sarebbero stati sufficienti senza il fondamentale sostegno dell'Armata Rossa, che nel 1945 sbarcò nel Nord-est della Cina per accelerarne la liberazione, insieme a quella della penisola coreana, a sua volta sotto occupazione dell'Impero nipponico. La Dichiarazione del Cairo del 1943, con cui Stati Uniti, Regno Unito e Repubblica di Cina concordarono la restituzione di Taiwan e di altri territori occupati, sancì, inoltre, l'indivisibilità del territorio cinese, comprendente anche l'isola che alcune forze revisioniste vorrebbero indipendente.
Oggi, per l'appunto, assistiamo a continui tentativi di falsificazione del passato. In alcune capitali occidentali proliferano visioni revisioniste che minimizzano i crimini del nazifascismo o trascurano il ruolo decisivo di Mosca e Pechino. Simultaneamente, si incoraggia un ritorno alla "legge della giungla", in cui il forte predilige il debole, in contraddizione con i principi di solidarietà e cooperazione emersi dal dopoguerra.
Proprio per questo, come ha ricordato dalla stampa cinese, "promuovere una corretta comprensione della Seconda Guerra Mondiale è strettamente connesso alla difesa dell'ordine internazionale giusto. Solo ancorandosi a una prospettiva storica veritiera l'umanità può mantenere un orizzonte di pace di fronte ai rischi di de-globalizzazione e conflitto".
Tenendo conto di tale contesto, si comprende meglio il significato profondo della partecipazione del leader cinese alle celebrazioni per gli 80 anni della Vittoria sul nazifascismo. La presenza di Xi a Mosca e la deposizione di corone al Mausoleo di Lenin, la sfilata congiunta delle guardie d'onore cinese e russa in Piazza Rossa, l'inno patriottico cantato all'unisono: ogni gesto ha significato il rinnovato impegno di entrambe le nazioni a "ricordare la storia, onorare i martiri e difendere i risultati della vittoria".
In un anno che segna anche l'80° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, Cina e Russia hanno ribadito la propria responsabilità nel tutelare il sistema Onu-centrico, rafforzando la cooperazione in sede ONU, nei BRICS e nella Shanghai Cooperation Organization, e coinvolgendo i Paesi del Sud Globale in un progetto di governance globale più equo e inclusivo.
Sebbene affondi le proprie radici nel passato, dunque, il messaggio più importante giunto da Mosca riguarda il futuro: soltanto in un mondo multipolare, dove il dialogo sostituisce la coercizione, si possono evitare le derive di un ritorno al passato. Per la Cina, ricordare il sacrificio di decine di milioni di vite durante la Seconda Guerra Mondiale non è un atto nostalgico, ma un imperativo morale e strategico.
Con la visita di Stato di Xi Jinping, Pechino ha voluto ribadire che, in un'epoca di nuove sfide - dall'espansione del protezionismo alle tensioni militari - la cooperazione tra Stati sovrani, fondata su rispetto reciproco e benefici condivisi, rimane la via maestra per garantire pace, sviluppo e progresso per le nuove generazioni.
Così, celebrare la grande Vittoria del 1945 significa onorare chi ha pagato con la vita la libertà degli altri e stringere un patto tra nazioni affinché la menzogna del passato non riemerga a minacciare il futuro. È questa, in definitiva, la lezione che Pechino e Mosca vogliono lasciare a tutto il mondo: la memoria storica è un tesoro da difendere, perché solo così l'umanità potrà camminare insieme su basi di giustizia e fiducia, senza ripetere gli errori tragici del secolo scorso.