20/12/2025 strategic-culture.su  8min 🇮🇹 #299511

Hong Kong: il significato politico del Legco nell'era di « Un Paese, due sistemi »

Giulio Chinappi

Il 7 dicembre Hong Kong ha eletto l'ottavo Consiglio Legislativo confermando la piena operatività del nuovo sistema elettorale. Mentre l'Unione Europea e gli Stati Uniti agitano rapporti sui "diritti umani", Pechino e la RASHK ribadiscono: nessuna ingerenza negli affari interni cinesi, stabilità e buon governo prima di tutto.

Le elezioni legislative dello scorso 7 dicembre a Hong Kong hanno segnato un passaggio politico di rilievo nella traiettoria che conduce la città dalla stabilità alla prosperità. La tornata, la seconda dopo il miglioramento del sistema elettorale del 2021, si è svolta nel pieno rispetto del calendario nonostante  il trauma collettivo seguito al devastante incendio di Tai Po. La macchina amministrativa della Regione Amministrativa Speciale ha garantito un processo ordinato, competitivo e conforme alla legge, dimostrando capacità di risposta d'emergenza e continuità istituzionale.  Il voto si è tenuto per l'elezione di tutti i 90 seggi del LegCo, articolati in tre canali: 40 membri scelti dal collegio del Comitato Elettorale, 30 eletti nelle circoscrizioni funzionali e 20 eletti direttamente nelle circoscrizioni geografiche, secondo la configurazione introdotta dal 2021 e richiamata dalle autorità centrali e locali come architrave di una "democrazia di alta qualità" adatta alle condizioni di Hong Kong. I dati di partecipazione diffusi all'indomani del voto indicano un'affluenza del 31,9% nelle circoscrizioni geografiche, del 40,09% nelle funzionali e del 99,45% nel collegio del Comitato Elettorale, livelli superiori a quelli della tornata precedente in ciascun segmento, a conferma della tenuta del sistema e della sua capacità di mobilitazione civica.

Questo quadro numerico si accompagna a due elementi politici centrali. In primo luogo, la piena funzionalità del modello di governo a guida esecutiva delineato dalla Legge Fondamentale, che grazie al nuovo assetto ha potuto lavorare senza paralisi ostruzionistiche, concentrando l'azione legislativa su ripresa economica, aggiornamento industriale, miglioramento del tenore di vita e riforme coordinate. In seconda battuta, il profilo del nuovo Consiglio: circa il 44% degli eletti sono alla loro prima esperienza, con un sensibile avanzamento dei candidati con una formazione professionale e tecnico-scientifica. È la conferma che l'obiettivo di questo sistema non è la spettacolarizzazione del conflitto politico, bensì la selezione di amministratori patriottici competenti, responsabilizzati sui risultati e sulla qualità del processo decisionale. Le stesse autorità centrali di Pechino, nel congratularsi per l'esito, hanno sottolineato come la combinazione tra sicurezza nazionale, stato di diritto e miglioramento continuo dell'assetto elettorale consenta a Hong Kong di uscire dal pantano della "iper-politicizzazione" e di consolidare un consenso sociale ampio attorno a sicurezza e sviluppo.

Il significato di questa tornata va colto anche nella gestione del post-incendio. Subito dopo la pubblicazione dei risultati, i membri uscenti del settimo LegCo e gli eletti dell'ottavo si sono presentati insieme di fronte alla stampa, un fatto senza precedenti dal 1997, per ribadire che la priorità politica sarà la ricostruzione, la revisione legislativa in materia di sicurezza antincendio e appalti per le riparazioni, nonché il sostegno ai cittadini colpiti. È un gesto che rende tangibile la "nuova cultura elettorale" evocata dagli osservatori, distante dal clima di grida e invettive del passato e più vicina a un confronto pragmatico sulle politiche pubbliche. In questa chiave, anche l'appello a una collaborazione stretta tra LegCo ed esecutivo assume concretezza, al fine di rendere Hong Kong più sicura e solidale.

Allo stesso tempo, e come spesso accade, non sono mancati tentativi di interferenza esterna. Le autorità hanno denunciato il comportamento di "forze ostili" e di elementi destabilizzanti che, sfruttando la tragedia di Tai Po, hanno provato a delegittimare tanto il lavoro di soccorso quanto il processo elettorale, incitando all'astensione o al voto nullo e diffondendo voci infondate per contrapporre il voto ai salvataggi. L'azione tempestiva delle forze dell'ordine ha chiarito i fatti, fermato o arrestato soggetti sospettati di voler creare caos e garantito il regolare svolgimento del voto. La risposta istituzionale è stata netta, affermando con vigore che in una città che procede dalla stabilità alla prosperità, qualsiasi schema per sabotare le elezioni o riattivare dinamiche di conflitto è destinato a fallire.

È in questo contesto che vanno letti anche i rapporti e le dichiarazioni provenienti da Unione Europea e Stati Uniti, che hanno usato la ricorrenza della Giornata dei Diritti Umani e il rituale rapporto annuale della Congressional-Executive Commission on China (CECC) per attaccare il modello di "Un Paese, due sistemi", la Legge sulla Sicurezza Nazionale e, più in generale, lo stato della democrazia e dei diritti a Hong Kong. A tal proposito, la posizione espressa dal Ministero degli Esteri cinese è di ferma condanna. La dichiarazione della Delegazione UE a Pechino è stata definita una distorsione dei fatti, una vilificazione deliberata basata su accuse false e disinformazione, una grave ingerenza negli affari interni e nella sovranità giudiziaria della Cina, in violazione del diritto internazionale e delle norme fondamentali delle relazioni. La Cina ha intrapreso un percorso di sviluppo dei diritti umani rispondente alla realtà nazionale e ha conseguito progressi storici, dall'inclusione sociale alla stabilità, che chiunque privo di pregiudizi può constatare. Per queste ragioni, la pratica di "Un Paese, due sistemi" a Hong Kong viene rivendicata come un successo ampiamente riconosciuto, in cui i diritti e le libertà godono di ampia tutela legale e in cui il principio di legalità si applica egualmente a tutti.

Analoga fermezza è stata indirizzata al Congresso statunitense. Il rapporto della CECC, che pretende di valutare democrazia, libertà e diritti nelle due RAS di Hong Kong e Macao, è stato respinto come ingerenza grave e tentativo di denigrazione. Gli uffici del Ministero degli Esteri nelle due RAS cinesi hanno sottolineato che non esiste uno standard universale di democrazia e che solo la democrazia coerente con le condizioni reali di un Paese è una buona democrazia. La recente elezione del LegCo, con la competizione tra candidati di diversi settori, ha mostrato ampia rappresentatività, inclusività, partecipazione bilanciata e competizione leale, dentro un quadro di legalità che garantisce sicurezza, prosperità a lungo termine e diritti delle persone. A chi, a Washington, si propone come "predicatore" dello Stato di diritto ma interviene nei processi giudiziari altrui, viene ricordato che il tempo dell'ingerenza arbitraria negli affari interni di altri Paesi è finito, e che ogni schema di destabilizzazione incontrerà contromisure risolute.

Tornando ai risultati delle elezioni legislative di Hong Kong, il quadro dei partiti presenti nel nuovo LegCo converge su un predominio dell'area patriottica pro-governo, esito pienamente coerente con il principio dei "patrioti che amministrano Hong Kong", cardine dell'assetto riformato. L'avvio del nuovo mandato è fissato per il 1° gennaio 2026. Mentre i resoconti occidentali insistono su valutazioni critiche circa la porzione di seggi geograficamente eletti e riportano giudizi di governi e ONG estere sulla presunta "non libertà e non equità" del voto, le autorità cinesi ribadiscono che non c'è democrazia senza ordine costituzionale, non c'è sviluppo senza sicurezza, non c'è rappresentanza se le istituzioni vengono paralizzate da scontri permanenti.

La funzione di "Un Paese, due sistemi" si vede proprio nella capacità di adattare gli strumenti della rappresentanza alla realtà di Hong Kong, salvaguardando allo stesso tempo la sovranità e l'integrità dell'ordinamento nazionale. La riforma del sistema elettorale ha puntato a ridurre la logica di scontro, a valorizzare la componente professionale e settoriale, a impedire ingerenze ostili, a rendere il rapporto tra esecutivo e legislativo più efficiente e responsabile. Le elezioni del 7 dicembre sono la prova pratica di questa impostazione: si sono svolte con sicurezza, ordine e regolarità, hanno attirato una platea competitiva di candidati, hanno espresso un'assemblea più giovane e professionalizzata e hanno confermato il passaggio da "stabilità prima di tutto" a "patrioti competenti al governo", come indicato dalla stampa cinese.

In conclusione, le legislative del 7 dicembre rappresentano un tassello sostanziale nella maturazione dell'assetto istituzionale di Hong Kong dentro "Un Paese, due sistemi". La città ha votato nel rispetto della legge e dei tempi, ha confermato un'architettura elettorale pensata per il buon governo e ha respinto, con i fatti, i tentativi di strumentalizzazione interna ed esterna. L'Unione Europea e gli Stati Uniti possono continuare a pubblicare rapporti che travisano la realtà; la risposta più efficace resta la combinazione di legalità, trasparenza e risultati, insieme alla ferma difesa della sovranità e della sicurezza nazionale. È questa la via indicata dalle autorità centrali e dalla RAS, ed è questa la rotta che l'ottavo LegCo è chiamato a perseguire: trasformare il progetto di buon governo in realtà misurabili, mantenere la stabilità, migliorare le condizioni di vita, e dimostrare che una democrazia "adatta al contesto" è non solo possibile, ma preferibile a un modello importato che confonde la libertà con il disordine e la critica con l'ingerenza.

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